La settimana dell’ode al giorno felice
Oggi lasciate che sia felice
Io e basta
Con o senza tutti
Esser felice con l’erba e la sabbia
Con l’aria e con la terra
esser felice
(Pablo Neruda)
Premessa.
Sono rimasta un poco
indietro, chiedo venia, e ho tralasciato settimane in cui è successo di tutto. Lo
strike di sconfitte per il Cagliari e, all’apice dello psicodramma, le
dimissioni di Zeman. La cavalcata del Tonara verso i playoff. Il Parma che
vince contro la Signora. La Signora che conquista le semifinali di Champions,
Allegri che gongola e Conte che rosica. Un sacco di cose rilevanti, insomma, e
io non ve le ho raccontate. Giurin giuretto, non perché il Cagliari continuava
a perdere (già ve ne ho raccontata una o due, di sconfitte!) ma proprio perché
non son riuscita: a volte il blocco dello scrittore prende anche le migliori
blogger! Avrei volentieri rimediato con un lungo antefatto e riassunto delle
puntate precedenti, ma domenica è stata così piena di meravigliosi e
interessanti spunti… e allora no, lasciamo perdere! Oggi lasciatemi esser
felice!
FESTA FESTA FESTA CON NARDINI, MAURO MAURO MAURO VALENTINI, ENZO
ENZO ENZO FRANCESCOLI, ALE’ ALE’ ALE’ CLAUDIO RANIERI!!!
Che succede? Un deja vu? Chi è quel signore seduto in
panchina?
È cussu piccioccheddu de Pauli, eja, cussu cun s’oghixeddu
scidu scidu! Eh, d’has biu sicuramente, gioghende a sa Marmora… eja, est’issu! No
dhu scisi? D’ha pigau, Orrù! Boh, nara chi scidi giogai? Ma bah, chi d’ha pigau
poitta no costada nudda, chi fia gioghendi in sa Fersulcis! E itt’è sa
Fersulcis? Boh…A mimmi mi paridi chi est’unu paccu!*
E invece Festa non fu "unu paccu", mancu po’ brulla, ma un
perno imprescindibile di quella squadra meravigliosa che illuminò la fine degli
anni ottanta e i primi anni novanta con una cavalcata dalla C alla A, e poi
Uefa, e riportò il Cagliari e i Casteddai a sognare. Poi fu venduto all’Inter,
a far panchina, in prestito alla Roma, e gira gira in Inghilterra. Tornò a Cagliari con
Zola, in B, e il Cagliari salì con una festa che erano anni che non se ne
vedevano così. Una stagione e poi via, ché c’è chi gioca perché senza giocare non
sa stare, alla Nuorese e poi al Tavolara, di nuovo in serie D, come alla
Fersulcis, per finire la carriera da calciatore.
E adesso, chi è quel ragazzo in panchina? Ragazzo, vabbé,
non esageriamo! È lì per retrocedere, mischino! Che l’ha preso perché non
costava nulla, cosa credi? Anche adesso, come allora, di Festa si dice così,
cosa vuoi che faccia? È stato un calciatore, un terzino, mica un campione, non
sarà lui a cambiare le cose!
E un po’ è vero, forse è sempre stato vero… però, non è merito dei
presidenti, sia chiaro, non diamo buona fede a chi non ne ha (almeno finché non
lo dimostra, e Giulini per dimostrarlo deve prima prendersi via Dante per tutta
la sua lunghezza), ma quando arriva Festa, saranno coincidenze oppure no, il
Cagliari sogna. E dopo tre mesi, o quarantadue anni, dipende dai punti di
vista, vince!
Clamoroso all’Artemio Franchi, il Cagliari Calcio dopo 43
anni torna a vincere a Firenze! Vincere… asfaltati li abbiamo! Ma che fatica! Io
seguo la partita dal secondo tempo e, trovando il Cagliari in vantaggio, non ho
il coraggio di accendere la radio. Invece continuo ad ascoltare la stessa
musica da ballu tundu, che, lo sento, porta fortuna. E mi attacco al cellulare
in cerca di aggiornamenti (che un lampo gli scenda alla Tim, che prendeva da
schifo). Al decimo minuto del secondo tempo sono a casa e trovo Violet che
ascolta la cronaca su Radiolina con gli auricolari. È fatta, io non la sentirò,
ma seguirò la cronaca di Vittorio Sanna dallo sguardo e dalle aggraziate parole
di sorrema mia, Violet, che come riesce a mantenere la gentilezza lei quando
ascolta la partita, io non riuscirò mai, nemmeno quando vedo su youtube
spezzoni di partite di vent’anni fa. Dita incrociate e occhi a Violet, al
quindicesimo Cop raddoppia, siglando una bella doppietta. Poi arriva Gilardino
e segna. Gli piovono così tante mazzine in testa che è un miracolo come sia
ancora in piedi. E da lì in poi si soffre. Non che il Cagliari si sia perso o
stia giocando male, ma la Viola è reattiva e un goal di scarto non ci basta: ci
hanno fregato troppe volte all’ultimo, porca miseria, porca miseria, porca
miseria! E poi quanto possono durare gli ultimi venti minuti di una partita? Quanto
possono durare venti minuti con le dita incrociate ad ascoltare la cronaca
della cronaca mezzo seduta e mezzo in ginocchio sul letto? Minchia, durano
moltissimo, ve lo assicuro! Si rischia e si rischia e si rischia, finché
chiamano cinque minuti di recupero. Canto per farli passare. Passa il primo e
passa il secondo. Comando ai giocatori, come se sentissero, di tenere il
possesso di quella cavolo di palla come fossero rugbisti. Ma loro fanno di meglio:
Farias si gira tutta la Fiorentina e sotto porta si accende un toscanello. Violet
sussurra gol, con inaudita chiccheria, io, con inaudita grezzaggine balzo in
piedi e salto, salto, salto gridando: siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!
I due minuti restanti volano, tre fischi. Firenze… bella Firenze! L’ho detto
dalla prima volta che l’ho vista che è la città giusta per sognare!
Ora, che le cugurre non festeggino, non si ringalluzziscano,
non dicano niente, o se la vedranno con la mia piccozza di fiducia, ché portano
sfiga! A festeggiare lasciate noi sognatori convinti, che esultiamo ad ogni
partita e la classifica non la ricordiamo mai. Lasciateci in pace, lasciateci
esser felici, non disturbate il nostro giorno di Festa, a noi ex ragazzi della
Marmora contenti come bambini piccoli! Comunque, meno male che con gli anni si è
tolto i capelli, come li aveva da calciatore non si potevano vedere!
Questo è l’epilogo della giornata, non mi chiederete mica di
parlarvi della vittoria del Napoli, vero?
Ma ci son stati anche altri trionfi, in questa giornata di
outsider e di derby.
Iniziamo dal meno importante, il derby della Mole! Oh, ci
son colpi!!! Sassi sul pullman della Juventus, una bomba carta sulla curva del
Torino. Cose pessime. Ma in campo va in scena il miracolo: dopo vent’anni
Torino è granata! Capolavoro del mister Ventura, rosicamento sommo di Allegri…
concedetemi grasse risate di fronte alla festa per lo scudetto rimandata. Tanto
i gobbi dormono sereni, viste le pessime figure di Roma e Lazio!
E adesso passiamo al derby quello serio, quello che qui si è
seguito con più interesse e apprensione: il derby di Barbagia! Si gioca Tonara –
Aritzo. I nostri diavoletti di Barbagia, conquistati i playoff, cercano il
miglior finale di stagione possibile per sognare in grande, ma in grande
davvero, un traguardo che qualche anno fa non avrebbero neanche pensato. L’Aritzo
si gioca la speranza di restare in Promozione. È un po’ come Cagliari – Torres di
qualche anno fa, in C, l’anno che c’era Ranieri in panchina e Festa a tranciare
le tibie avversarie di troppo. E come allora non c’è storia. Vola il Tonara,
vola come i suoi sogni, vola come i campioncini che escono da suo vivaio e che
sognano di arrivare in serie A come Marco Sau. Vola perché ci crede e perché la
Barbagia è rossonera da un sacco di derby, e così deve restare. Vola perché è
bello volare, e a noi piace volare con loro. 3-0, Rocco Moccia, Antonio Pili e
Salvatore Floris. E avanti ragazzi belli, verso un sogno che non chiamo per
nome solo perché la regola numero uno del tifoso è: Schhhhhh!!! Silenzio!
E poi ora che sto chiudendo sta già per arrivare la prossima
giornata, e chissà cosa succederà, non ci voglio pensare!
Ma oggi, dai, oggi lasciatemi esser felice!
E’ quel ragazzino di Monserrato, si, quello con lo sguardo sveglio sveglio! Eh, l’hai visto sicuramente giocare alla Marmora (la scuola media statale di Monserrato), si, è lui! Non lo sai? L’ha preso Orrù! Dici che sa giocare? Ma va, che l’ha preso solo perché non costa niente! Ma se stava giocando nella Fersulcis! E cos’è la Fersulcis? Mah, a me sembra che è un bidone!
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