La favola del Principe Ranocchio
C’era una volta un re che disse alla sua squadra “raccontami
una favola!”, ed ella incominciò: “c’era una volta un re, che disse alla sua
squadra “raccontami una favola”, ed ella incominciò…
C’era una volta un principe imprigionato nel corpo di un
ranocchio, che poi era un ranocchio bello e raro, un ranocchietto bello come un
principe, un ranocchio rosso blu. Narrava la leggenda che la principessa che l’avesse
baciato l’avrebbe fatto tornare principe, ma se la principessa non l’avesse
amato davvero davvero davvero con amore puro e vero la principessa si sarebbe
trasformata anch’essa, in quell’insidioso insettino chiamato forbicina, insomma,
la principessa che non avesse amato sinceramente l’aitante principe nel profondo
della sua essenza di principe ranocchio, si sarebbe trasformata in cugurra!
E fu così che di generazione in generazione nella città di Cagliari
proliferarono le cugurre, che furibonde per non esser più, o forse per non
essere mai state principesse, cugurravano il principe perché tornasse ranocchio,
e così fu, in una continua altalena tra gli stagni e dorati saloni da ballo
della serie A.
Ma un giorno, un luminoso giorno di sole in cui il mare del
golfo degli Angeli luccicava di mille colori, il piccolo ranocchio decise che
il suo centesimo compleanno l’avrebbe festeggiato in grande, col mantello e la
corona, posta su un capo d’uomo o sul grazioso testolino da anfibietto chi lo
sa, ma sarebbe stata una festa grande e bella, una festa lunga un anno, una
festa regale e ranocchia, unica, tutta rossa e blu.
La festa iniziò in salita, con le principesse cugurre in prima
fila al buffet, ma giorno dopo giorno…
Avevamo lasciato il nostro ranocchietto bello alla decima
giornata, con diciotto punti e una quinta posizione condominiale, pronta allo
scontro diretto per la Champions a Bergamo, contro l’Atalanta. Le principesse
sono in agguato, ma il nostro ranocchietto ha scelto di correre solo, forte della
sua maglia verde rospo e ormai si è fatto così forte e spavaldo da affrontare
il periglio in bianco, a casa della Dea.
Diciamo la verità, ci credevamo solo noi che amiamo ben più
i ranocchi che i principi… e il nostro eroe non ci ha deluso. Il Cagliari
imposta la partita perfetta, induce l’Atalanta all’errore e va in vantaggio
grazie all’autogol di Pasalic. A suggellare la vittoria è una rete di Oliva, la
prima ufficiale con su Casteddu, alla faccia delle ex principesse che criticavano
una formazione in campo scelta per perdere.
Ma non ci basta, la festa continua a ritmo serrato: dobbiamo
incontrare la Viola, che è simpatica perché il viola si ottiene col rosso e col
blu e perché ormai condividiamo un capitano che ha trasformato in emozione e
poesia ogni incontro tra la Fiorentina e il Cagliari. Il rumore di fondo del
frinire delle cugurre è presente, ma è coperto dal suono forte e pieno di
calore degli applausi al 13’ minuto, il minuto che non si gioca. Da lì inizia
una cavalcata trionfale, una possente sinfonia “allegro con fuoco” che parte al
13’ con Rog, al 26’
con Pisacane, Simeone, emozionato ed emozionante al 34’, Joao Pedro al 54’,
Nainggolan al 65’, mentre negli ultimi venti minuti Vlahovic salva con una
doppietta la panchina di Montella e ci ricorda che bisogna stare attenti sul
finale.
Il problema è che a questo punto il ranocchietto nostro si
deve fermare perché le nazionali premono: l’Italia conclude in trionfo le
qualificazioni agli Europei contando sull’infinita voglia di giocare di
ragazzini che vengono da squadrette come il Cagliari e il Sassuolo che fanno
squadra insieme agli uomini di esperienza… come si farà ad affidarsi a
gentaglia così in campo internazionale? Chissà!
Dicevamo però che la pausa nazionale fa dimenticare al
Cagliari le insidie del finale… e forti del risultato e immemori della
doppietta viola in dieci minuti si va a Lecce.
A Lecce ci accoglie il diluvio e il cuore grande dei tifosi:
la partita è rimandata al lunedì, dopo un terzo tempo preventivo improvvisato
dai leccesi che aprono le loro case ai tifosi rossoblù… Che bella cosa! Il
lunedì alle tre si gioca nonostante il persistere del diluvio e proprio quando
il Cagliari sembra cavalcare sicuro come un allegro ippopotamino verso la
vittoria succede il finimondo. Un ranocchio nel fango sguazza felice, ma se
pensa di essere un principe… Siamo sul 2-0 Grazie a Joao e Nainggolan ed è
passato il 90’ quando Cacciatore fa la parata del secolo: rosso e rigore,
trasformato da Lapadula. Olsen si scoccia e lancia lontano il pallone, Lapadula
ingenuo gli tira una testata, Olsen si sposta la mosca di dosso e Lapadula
vola. Fuori tutti e due, il Lecce preme e ci crede, così tanto che a recupero
iniziato acciuffa un pareggio che per il Lecce profuma di vittoria, al Cagliari
sa di sconfitta, a Red e Violet sa di ranocchio e ci entusiasma: siamo sempre
noi, che bellini!
Ma ora che il Lecce ci ha rinfrescato la memoria siamo
pronti per la Sampdoria: campionato, coppa Italia e pure Primavera!
Accogliamo una squadra che ha voglia di riscatto e uno dei
più nobili principi che sia mai passato per i rettangoli verdi, regno di sogni
e magie: sir Claudio Ranieri.
E se favola, dev’essere favola sia. La favola è in un
risultato che suona come una leggenda: 4-3, garanzia di qualità. Una cronaca è
superflua, perché ci sono partite che non hanno un filo logico se non quello
del cuore e delle emozioni. Un avvio stregato, il solito rigore concesso che
resuscita Quagliarella, Ramirez che in avvio di ripresa sembra spegnere i sogni
di rimonta rossoblù. Un ninja vero, perché solo un ninja segna come lui, a cui
risponde in un solo minuto il redivivo. Siamo al 70’, sotto per 3-1. Ma le
favole son favole e non possono concludersi senza un mago buono: e allora il
mago Joao firma la rimonta con una splendida doppietta in due minuti. Ma non
finisce ancora, perché a volte i principi sembrano ranocchi e il più principe
azzurro della rosa Rossoblu, un ragazzone col sorriso bello e buono che ha
ascoltato tanti fischi senza mai replicare con una brutta parola, firma la
magia. Cerri al 96’: è una tra tante partite in campionato, ma sembra di
festeggiare un mondiale. È la magia del calcio, la felicità stupita che solo i
principi ranocchi sanno dare…
Non infieriamo anche qui sulla Samp: diciamo solo che in coppa Italia si vince grazie a
Cerri e Ragatzu, altra favola e altra magia; questa mattina la primavera vince
per 2-0 con Olsen tra i pali.
E ora che si avvia l’altra puntata di questa splendida festa
mettiamoci concentrati a tifare ricordando sempre una cosa: bisogna amare la perfezione
buffa ma incantevole del ranocchio per poter sposare un giorno uno splendido principe,
e vivere per sempre felici e contenti delle gioie che solo la magia del calcio
ci sa dare.
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