Should i give up or should I just keep chasing pavements even if it leads no where, or would it be a waste even if i knew my place should I leave it there?
(Dovrei smetterla oppure continuare a cercare avventure anche se non mi portano da nessuna parte o sarebbe uno spreco anche se sapessi che è il mio posto?)
Pare che qualche giorno fa Elsa Jobs
Fornero abbia detto ai giovani che non devono essere schizzinosi con
la ricerca del lavoro. Parafrasando Steve Jobs, appunto, ha
dichiarato “Stay hungry, stay choosy”: fate la fame, ma non siate
schizzinosi con le offerte di lavoro.
Bella pensata ministro!
In via Manno, a Cagliari, un negozio di
scarpe ha esposto molte settimane fa (oltre un mese diciamo) un
cartello di ricerca di personale. Io ho portato il CV, il caso ha
voluto che lo avessi proprio in borsetta. Era un periodo in cui
spargevo curriculum con la stessa solerzia con cui D'Annunzio
volantinava su Fiume. Non mi hanno nemmeno chiamato per fare un
colloquio. Può darsi che il mio profilo non corrispondesse a quanto
cercato da loro, non posso saperlo, ma è verissimo e confermato da
più parti che spesso devi modificarti il curriculum in base al posto
in cui lo devi portare. Mi spiego meglio: dovendo portare un CV in un
negozio di scarpe non è necessario dire per forza che ho una laurea,
un master e sto facendo un dottorato di ricerca. Stanno cercando una
commessa, non un'insegnante, ed è più che sufficiente un diploma.
In pratica serve un curriculum camaleontico, che “ce se capisca e
nun ce se capisca”, perché sennò si spaventano. Io farei
veramente la commessa in un negozio di scarpe, non è il mio sogno
nel cassetto, ma almeno mi permetterebbe di galleggiare. Vede
ministro, non siamo noi ad essere choosy, è il mercato del lavoro ad
essere choosy, noi al massimo siamo flexy e squeezable. Non ci
vogliono per certi lavori, non è che non li vogliamo noi, non è
sempre così. E c'è chi davvero non è choosy per niente. Se ne sarà
accorta in questi giorni che l'Italia è piena di laureati che fanno
i portapizze, che lavano scale, che fanno tirocini e lavori
massacranti per pochissimi euro al mese, per necessità, ma non certo
(non sempre) per amore del lavoro che fanno. Voler fare un lavoro per
cui si è studiato per anni con sacrificio proprio e della propria
famiglia, non è essere choosy. Chiudiamo con l'università,
smettiamola di studiare, per fare quello a cui siamo destinati non
serve, vero ministro? Siamo destinati a non farla tanto lunga per il
lavoro, a fare “quello che viene, viene” perché abbiamo tasse,
bollette, conti da pagare e non è il caso di avere il palato fine.
Si è capito che non era nelle vostre intenzioni aiutare i giovani,
da subito. E poi, davvero, lei ministro non ci provi nemmeno a
scimmiottare Steve Jobs, lui ha fondato un impero con un'idea, lei
sarà pure brava, ma ce ne passa. Questo era il bello del discorso di
Jobs, l'essere folli, avere la voglia di sognare, quello che tanti
come lei ci stanno di fatto togliendo. Noi non siamo schizzinosi, ma
abbiamo una dignità ed una faccia da difendere e ci inchiniamo
spesso davanti alla necessità. Siamo onesti, certi mestieri li fai
per sfinimento, non per piacere. Le aziende ti prendono così, perché
sei stanco di farti in quattro per quello che hai sognato, molli e
quello che ti capita, ti capita. Trovi laureati in lettere classiche
che diventano assicuratori, ragazzi laureati in giurisprudenza team
leader nei call-center, che fanno le pulizie, quasi ingegneri che
lavorano alla cocacola come magazzinieri. In realtà volevano essere
archeologi, avvocati civilisti e andare al lavorare al CERN. Questo è
essere choosy? Questo è essere schizzinosi? Non riesce manco a dirlo
in italiano, ministro! Non è usando l'inglese che si indorano le
pillole. Ce lo state facendo studiare dall'asilo! Abbiamo il TOEFL,
lo IELTS, il DEFL, il DELE, andiamo a specializzarci all'estero,
siamo preparatissimi, ma telefoniamo nelle case della gente per
proporre contratti per conto di un'azienda di energia elettrica. Io
voglio difendere i miei anni di studi, ho sudato, ho pianto, ho
faticato per arrivare alla laurea prima, al master e al dottorato
poi. I miei genitori hanno sudato con me e lo vedo che quando mi
siedo al mio tavolo per lavorare mi guardano e pensano “chi glielo
fa fare...”. Loro hanno sognato un mondo migliore per noi, un mondo
dove gli operai avessero davvero il figlio dottore, un figlio che
adesso è choosy, perché ha fatto medicina e non vuole arrendersi ad
aver sprecato quasi 10 anni di vita. Glielo spiega lei ministro,
quindi, ai miei genitori? Glielo dice lei che non abbiamo speranze,
che staremo sulla loro groppa perché non c'è niente da fare per
noi? Che hanno pagato le tasse universitarie per un titolo che non ci
serve? Non sarebbe la prima volta che ci sentiamo dire che con la
cultura non si mangia. Né sarebbe la prima volta che qualcuno vi fa
notare che il piano di ricrescita economica che state attuando è
tendente al ridicolo. Abbassare i costi per incentivare la spinta
verso l'aumento dei consumi pari a zero, una politica fiscale equa ed
efficace non l'avete manco pensata. La pressione sul cittadino
medio-basso è al massimo: dobbiamo veramente darvi il culo? Vi manca
solo quello. Non siate choosy, prendetevelo.
Commenti
Posta un commento