Si alzò all’alba come ogni mattina, dopo l’ennesima notte insonne.
Acqua fredda sul viso, caffè nero e tre biscotti, il bacio in punta di dita verso la camera dei bimbi significava: “buongiorno piccoli, oggi non sarò io a svegliarvi. Fate i bravi”. Era un giorno come gli altri, da riempire di lavoro.
Davanti allo specchio si guardò con aria di sfida: “devi essere perfetta!”.
Era bella, lunghi ricci scuri ancora arruffati, enormi occhi lucidi che tradivano un animo troppo sensibile: “come avrai fatto ad arrivare così in alto?” era il ritornello della madre.
Si mise allo specchio ed iniziò ‘la vestizione’. Mentre massaggiava la crema sul viso guardava con disappunto le occhiaie e si ripeteva l’orario della riunione, quello degli appuntamenti, le parole da usare per convincere tutti, ancora una volta.
Sfilandosi il pigiama a fiori osservava con orgoglio il profilo del suo corpo e le gambe lunghe; indossò con cura la biancheria di seta, le calze scure.
“Bene… ora a noi due!” bisbigliò iniziando a pettinarsi i ricci ribelli. Rideva del suo vizio di parlare davanti allo specchio -mi vedessero i colleghi!- mentre i capelli si ordinavano in uno chignon e le occhiaie scomparivano sotto il velo del trucco. Solo un tocco di rimmel per far più profondi gli occhi neri, rossetto quasi invisibile sulle labbra rosse di natura.
Stemperò la morbida femminilità del suo corpo con una camicia bianca dal taglio maschile e un completo nero -giacca e pantaloni- impeccabile. Infilò le scarpe nere, tacco grosso e retrò, vagò per la stanza in cerca della borsa in pelle, grande ma elegante. Tornò allo specchio, due gocce di profumo e le perle della nonna; si guardò soddisfatta: “semplicemente perfetta, chèri!”.
Si voltò, fece per uscire dalla camera: “che sciocca” rise “dove voglio andare con questo ancora addosso?”
Tornò allo specchio, sbottonò la camicetta. La pelle bianca pulsava, affondò con forza la mano -fu un istante- e fece solo una piccola smorfia di dolore: dopo tanti anni non si era ancora abituata.
Lo sguardo non brillava più di fragilità e malinconia, solo così era davvero pronta.
Con un sorriso freddo ripose il suo cuore nello scrigno di un carillon. Se lo rimise solo a sera, appena in tempo per mandare a nanna i suoi tesori tra mille baci e risate.
Rimasta sola nel letto non riuscì a dormire e pianse anche quella notte, commossa dal ritmo arcano che solo ora poteva udire.
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