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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Diara

Ci fu un tempo lontano in cui le fate intrecciavano la storia degli uomini, e la magia vegliava sui regni. C’era in quel tempo, in un luogo lontano, un regno in cui le fate avevano regalato alla prima regina il potere di colorare le cose con la forza del suo amore e la magia della sua fantasia. Grazie allo sguardo amoroso della regina la corona del re brillava d’oro lucente, grazie ai suoi occhi di fata il grano imbiondiva ogni anno e l’uva diventava a settembre nera e succosa, con un sorriso civettuolo le vesti delle donne rivaleggiavano con i fiori dei campi per bellezza e grazia. E questo potere, trasmesso di madre in figlia, rendeva quel regno un’oasi di felicità ed armonia. La principessa Maisha, che vuole dire Vita, era bianca come il latte e aveva capelli biondi come stelle. I suoi occhi scuri come la notte brillavano come la rugiada del mattino. La sua bellezza superava ogni pensiero umano e le fate la lodavano oltre ogni confine. Quando arrivò all’età in cui doveva prender

Foeddos de Amore ... una prenda in limba sarda!

Questo è e rimane un blog piccolissimo: uno spazio di colori, di sperimentazione, di libertà.... uno spazio di parole e vento! Uno spazio che vive essenzialmente di amicizia, di simpatia da parte di chi ci segue, di doni. Così, qualche pomeriggio fa è arrivato un regalo, come spesso è capitato in questo nostro spazio, le parole hanno chiamato parole. Pubblichiamo la traduzione dei "pensieri" a cui dava voce e parola Violet nel post precedente (che trovate qui sotto): la versione in tonarese è opera di Franco Sulis un amico fedele de La Rassegna Stronza e un poeta in Limba.  Grazie grazie  e ancora grazie!  No agato prus, Amore, is foeddos chi m’aias arregallau: In cale calassu ddos apo aet arrimaos? Fortzis in su calassu de su coro, po ddos tzannigare cuni-i s'atzàpidu cadentzàu? O in su calassu de sa mente?   po chi is imparos tuos m’esserent fatu cumpagia in sa vida de ‘onnia die? Ddos crico ma non fut in cui. Apergio su calassu des’abbun

Le parole dell'Amore

Non trovo più, Amore, le parole che mi regalasti: in quale cassetto le avrò riposte? Forse nel cassetto del cuore, per cullarle con il suo ritmico battere? O nel cassetto della mente, perché i tuoi insegnamenti mi accompagnassero nella vita di ogni giorno? Le cerco, ma non sono lì! Apro il cassetto dell'abbondanza, ma tu Amore sei parco di parole. Svuoto il cassetto della nostalgia e mi perdo in un mare di dolce malinconia. Ma le tue parole? Cerco nel cassetto dei ricordi: mi  sorridono i tuoi occhi, fanno capriole i desideri, si rincorrono i baci, trovo mani che sfiorano mani... i tuoi volti, Amore, le espressioni, i silenzi, le fughe in avanti e le ritirate; le promesse mantenute e quelle che un alito di vento ha portato via con sé. Ma le parole? Le tue parole, Amore? Allora esco per la strada, e chiedo alle persone. Ti hanno incontrato? Hai parlato loro di te e di me? E che parole hai usato?   Sì, ti hanno incontrato, trovato. Ti hanno amato, vissuto, ce