Questo post nasce da una riflessione su un articolo pubblicato sulla rivista "Myself", nel numero di giugno (pp. 148-151). Nell'articolo la giornalista parlava degli uomini che non amano il calcio... Esistono, è vero, ma non è detto che ti portino per forza a vedere film cecoslovacchi sottotitolati in tedesco il giorno di Italia-Inghilterra. Né tanto meno che siano poco affidabili. La giornalista dice qualcosa tipo "In un paese che vive di moviole, questo può essere un atto di coraggio, segno di uno spirito romantico". Posto che si tratta di un cliché, che sommato ad un cliché dà un cliché al quadrato, posto che siamo fautrici dell'assoluta libertà di gusti, a noi che esistano uomini a cui non piace il calcio non ce ne frega proprio niente. Un po' fastidiosi sono quelli fra i calciatori che dicono che del calcio a loro non interessa... Vabbé, facciamo così, mollate il calcio e cercatevi un lavoro precario! Non sputate nel piatto in cui mangiate, ok? Esiste però un'altra categoria più preoccupante, quella degli uomini che pensano che le donne non capiscano nulla di calcio. E questo è uno stereotipo all'ennesima potenza, non solo perché le donne appassionate di calcio esistono, ma perché ne esistono di serie. Non parliamo di quelle che sono tifose per gli Europei e i Mondiali e ti chiedono come mai Schillaci e Vialli non siano stati convocati da Prandelli o contro chi si giochi stasera. Stiamo parlando di quelle che conoscono la regola del fuorigioco, pure quella del fuorigioco passivo e di rientro, e vi sanno anche dire quando, come e perché sia stata introdotta la regola che prevede per il portiere il non poter ricevere con le mani un retropassaggio di un compagno di squadra (e non guardate su wikipedia per saperlo!). Le donne poi, per classe, non sono quelle da birra, rutto libero e mascoline esibizioni di fintotestosterone dal divano. Le donne commentano con competenza. Tra l'altro com'è che altrimenti esisterebbero le nazionali femminili di calcio? La verità è che forse il maschio medio teme un po' la concorrenza su un terreno generalmente proprio per paura della competenza femminile, del tipo "vengono a spaccare i maroni al lavoro e a casa, ci manca pure che lo facciano allo stadio...". Che tristi. Uomini fatevene una ragione, le donne appassionate di calcio non perché i calciatori sono bonazzi esistono. In genere iniziano da molto piccole e non necessariamente tirano calci ad un pallone. Perché, vedete, non serve giocare a calcio per essere appassionati di calcio. Chi apprezza la lirica non necessariamente è un cantante lirico, chi apprezza Van Gogh non è per forza un pittore, chi ama la cucina non è obbligatoriamente un cuoco, la stessa cosa vale per lo sport. Il commento classico "Cosa ne vuoi sapere tu che non hai mai giocato..." implica due cose:
a) che non possiamo sapere di calcio perché, appunto, non abbiamo mai giocato nemmeno per strada o nel corridoio a scuola;
b) che non ci abbiamo mai giocato in quanto esseri di sesso femminile.
Si, ne vogliamo sapere noi di calcio, gentili maschietti, ne vogliamo sapere si! Anche noi leggiamo la Gazzetta dello Sport e forse sapremmo commentare una partita meglio di Marco Mazzocchi (non che ci voglia molto in effetti), anche noi ci incazziamo come bisce se qualcuno ci parla sopra una punizione o un calcio d'angolo e non usciamo di casa per una finale. Lo facciamo esattamente quanto voi! In quanti sanno perché Villa non è stato convocato da Del Bosque? Noi lo sappiamo... Quanti vi sanno dire perché la Danimarca ha partecipato agli Europei del 1992? Il calcio non è fatto solo di 90 minuti (più supplementari e rigori) in campo e ultras negli stadi e nei bar.
Chiaramente poi avrete sicuramente presente il concetto di "presenza femminile" nelle trasmissioni calcistiche della tv italiana: o si tratta di una gnocca che dice solo "Pubblicità" come da Biscardi oppure tipo Elisabetta Canalis a Controcampo e le sue splendide espressioni vacue, oppure ancora come la tipa che c'è su raisport a "Mattina Europei" che fissa la telecamera mentre stanno parlando gli altri con dei sorrisini ammiccanti, nonché Victoria Cabello che ammette candidamente di non capirci un'acca di calcio. Ci sono poi Simona Ventura, che non conduce più una trasmissione sportiva e Paola Ferrari a cui toglieranno 90 minuto. La presenza femminile competente di calcio è in forte calo (eccezion fatta per Ilaria D'Amico), e comunque sempre al posto del conduttore, mai dell'opinionista. Perché non c'è mai quella che si incazza per un rigore negato (ed essendo noi una juventina e l'altra del Cagliari ne avremmo da dire di questo campionato)? Perché sembra che noi donne non siamo in grado di cogliere le finezze stilistiche di un tiro d'esterno?
Tornando all'articolo la giornalista conclude dicendo che un uomo che non ama il calcio non è affidabile perché non potrà mai raccontare ai suoi figli delle magie di Garrincha o della "rivoluzione" di Socrates, o di quanto fosse figo George Best. Ci dispiace veramente che la giornalista, pur scrivendo per un giornale femminile, non abbia preso in considerazione la più ovvia delle ipotesi: che queste bellissime storie di calcio e di uomini vengano raccontate dalle madri.
PS by Red. Red a calcio non sa giocare,
nel senso che non ha mai fatto una scuola calcio. Le mancano quindi
tecnica, finezza, allenamento… le cose che sa per esperienza di ciò
che succede in una partita di basket non le sa del calcio. Ma con un
pallone nei piedi si è sempre divertita molto, rivelando un
istintivo senso tattico e di squadra in un ruolo che ora non si usa
più: il libero. Quanto è antica la vostra amica rossa! Eppure
entrando in una qualunque partitella a scuola o sui campi
dell’Ossigeno per fare quattro risate, quello è il ruolo che le
veniva di giocare. Dopo di che pensa che il calcio sia un gioco, e
sia divertente, e che chi non ci si diverte fa bene a ignorarlo. Ma
non è né un punto di merito né di demerito, non è un attributo
della persona, non rende stupidi né intelligenti, non ha sesso, età,
e non è nemmeno una gara di competenze. Infine pensa che se ci
assumessero alla Domenica Sportiva, la RAI farebbe il più grande
affare della sua storia!
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