Settembre è
il mese più bello di tutto l’anno. Il sole, ancora caldo, si alterna con
qualche nuvola e insieme dipingono il cielo con pennellate dalle più belle
sfumature di colore. Le nostre spiagge, quasi deserte, sono dei paradisi
terrestri e l’aria profuma di mosto, di ginepro, di mirto, di macchia
mediterranea, di Sardegna.
Settembre è
periodo di bilanci.
Consuntivo
dopo il periodo estivo, quando si cerca di fare tesoro delle belle giornate
appena trascorse, il cui ricordo e la sensazione di benessere serviranno ad
affrontare l’inverno. Conservando la tintarella, spalmandosi chili di crema
idratante per apparire sempre splendenti, radiose e solari, dando una
spuntatina ai capelli per eliminare le punte rovinate dal sole e dalla
salsedine. Quando il ricordo dei malumori è sbiadito dal sole e ci sentiamo
allegre e leggere come farfalle.
Preventivo
prima dell’inverno, quando ottimiste grazie alle giornate ancora soleggiate,
facciamo programmi e progetti, guardiamo le vetrine, specchiandoci e
rimirandoci, cercando nella nuova collezione Autunno/Inverno quel qualcosa che
ci farà sentire belle e a posto in ogni situazione, che sia una borsa, la
nostra ennesima o degli stivali, il tredicesimo paio, poco importa. Il nostro
acquisto si trasformerà nell’amuleto che ci porterà bene fino alla prossima
primavera.
Settembre, per me è sempre stato un periodo di riflessione…
Quest’anno, sto cercando di vedere il "quadro generale". Sto cercando di vedere la mia vita nell’insieme perché osservandola pezzo per pezzo non mi pare sto’ granché. Partendo dal presupposto che sono una persona: nostalgica, annoiata, smarrita, inquieta, esausta, con quel vago senso di non appartenenza e, soprattutto, perennemente insoddisfatta, si può capire meglio cosa intendo. Io voglio arrivare sempre più in alto, non mi piace accontentarmi, devo mettermi in competizione (soprattutto con me stessa). Per questo, ultimamente, la vita mi va stretta, perché non sto riuscendo a fare le cose che vorrei o come le vorrei.
1) LAVORO: sto seriamente valutando di mollare. Lo so, le signore educate non dovrebbero esprimersi con questo linguaggio un po’ colorito ma, perdonatemi lo sfogo, mi sono rotta le palle! Del mio capo, di quello che faccio, di quello che dovrei o non dovrei fare. Ho bisogno di cambiare aria, sento che quello non è più il mio posto, ho bisogno di un’alternativa. Purtroppo, lavorare è indispensabile, è una necessità e, attualmente, per quanto quest’alternativa la stia cercando ovunque, ancora non l’ho trovata.
2) SALUTE: ad avercela! Sto male, malissimo. Non so se sto più male fisicamente o mentalmente. A parte le intolleranze alimentari, la vestibolite, la cervicalgia, e da quest’anno la new entry leucopenia, a rovinarmi l’esistenza, c’è tutto il resto… Ecco, “tutto il resto” è la cosa peggiore. Se avete letto il libro di Fabio Volo "E’ una vita che ti aspetto", nelle prime pagine c’è l’esatta descrizione del mio malessere: "Avevo paura. Avevo paura, ma non sapevo di cosa. Semplicemente provavo una sensazione di paura senza conoscerne il motivo. Mi sentivo angosciato, pieno di ansie… Desideravo soltanto un po’ di quiete. Non volevo molto, volevo solo stare bene. A volte mi succedeva anche durante la giornata, mentre ero seduto alla scrivania, o magari quando ero solo in macchina. Guidavo e mi veniva da piangere, mi assaliva questa sensazione e non capivo cos’era. Non sapevo come gestirla, non aveva maniglie, non potevo afferrarla, controllarla, non c’era via d’uscita. Sentivo un peso sul torace e volevo uscire da me stesso, strapparmi la pelle di dosso, scappare! Qualcosa dentro di me era in disordine. Quando cercavo di capire, quando cercavo una spiegazione logica, non trovavo risposta. Razionalmente andava tutto bene. … Stavo male. Cominciavo a pensare che probabilmente mi stava per succedere qualcosa di brutto, un incidente, una disgrazia. Avevo paura di morire. … Mi capitava spesso anche di dovermene andare da situazioni dove c’era tanta gente, o da posti chiusi. All’improvviso ero assalito da una sensazione di disagio… Al chiuso mi mancava l’aria. Per questo motivo andavo sempre con la mia macchina. Mi faceva stare più tranquillo. Sempre pronto a scappare."
In conclusione, sto da schifo e penso che molti dei miei mali siano strettamente legati al punto 1.
3) AMORE/FAMIGLIA: è l’unico aspetto di cui non ho di che lamentarmi (si potrebbe fare di più ma, tutto sommato, va bene così). Sicuramente anche in questo campo, ci sono ripercussioni dovute al punto 1.
4) SOLDI: tasto dolente!!!!!! Purtroppo sembrano non bastare mai. Ma in questo caso, e sottolineo solo in questo caso, per fortuna che c’è, ancora, il punto 1.
Dite che è un periodo di confusione e che, forse, dovrei trovare uno bravo dal quale farmi curare?
Confusamente
vostra
Cyan
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