Il capodanno a settembre ha il vantaggio (per me) fondamentale di poter essere festeggiato in costume da bagno e in spiaggia. Non c'è bisogno di scendere nell'emisfero australe, basta trovare una bella spiaggetta. Un altro vantaggio è che, essendo io rimasta alla divisione degli anni di tipo scolastico/accademico, non devo festeggiare mille volte l'anno nuovo. Settembre è di per se un mese che un po' mi intristisce, forse perché è sempre la fine ma anche l'inizio di qualcosa. Se penso a dov'ero a settembre di un anno fa e a dove sono oggi, beh, mi rendo conto che ho fatto un bel po' di strada. Forse un anno fa non immaginavo nemmeno che oggi, 23 settembre 2013, primo giorno di autunno, avrei avuto in testa i pensieri che ho oggi e che per pura scaramanzia non mi sento ancora di condividere su queste pagine. L'anno appena passato è stato in parte un inferno, poi un bel purgatorio e infine un fantastico paradiso. E' stato un po' come quando ti lasci sfuggire l'acqua dalle mani ma vuoi bere: prima sfugge, scorre, poi finalmente le mani riesci a chiuderle e a raccogliere il tanto che ti serve per bere. E, per chi ha sete, è davvero una benedizione.
Ogni inizio d'anno è il momento per fare progetti, promesse, per potare i rami secchi ripartire più leggeri. Io ho un po' paura di fare progetti, perché ho paura della delusione. Ultimamente ho anche paura di condividerli troppo questi progetti. Per cui ho deciso che l'unica cosa a cui penserò e a coltivarli dentro di me. Vorrei riscoprire un po' il valore del silenzio. Si dice che la natura ci abbia dato due orecchie e una bocca proprio per questo motivo: ascoltare il doppio e parlare la metà. Quindi parlare meno e ascoltare di più, anche le cose che non mi piacciono perché l'altro punto che intendo coltivare è la pazienza. Pazienza, non tontaggine.
Sono stata tonta quest'anno. Intendo essere paziente con le persone, ma non farmi fregare. Non dico che vorrei quasi essere spietata, ma in fondo mi chiedo perché debba perdere del tempo che potrei dedicare ad altro con persone che non mi piacciono. Sembra una contraddizione con la questione dell'ascoltare di più anche quello che non mi piace. La differenza sta nell'utilità. Non a tutti i bambini piace mangiare gli spinaci, ma gli spinaci fanno bene e sono utili. Bere candeggina non fa bene e non è nemmeno utile. Quindi differenziamo l'ascolto in "ascolto spinacio" e "ascolto candeggina". In tema di potatura dovrei fare uno sfrondamento talmente ampio che ho paura di restare con 5 rami soli. Ma mi chiedo anche se non sarebbe meglio davvero tirare una linea e ripartire da zero. Ho incontrato falsi amici, altri li ho riconosciuti come tali anche se erano nella mia vita da tempo. Quindi, che fare? Un albero con troppi rami inutili inevitabilmente muore, ma io non sono un albero. Si potrebbe smettere di alimentare quei rapporti dannosi e lasciare che si secchino e cadano da soli. Ecco, quindi basta sprecare energie. Io avrò bisogno di tante energie, quindi non potrò proprio permettermi di perdere tempo.
C'è una cosa però che voglio fare più di tutto: fare. Quindi in sostanza il mio sarà un anno improntato al lavorare in silenzio. Mi sembra un buon programma. Per lavorare intendo impegnarmi in quello in cui credo, nello studio, nei rapporti utili e importanti. E poi voglio sperare, sperare tanto. Sono stata a lungo senza speranza, di-sperata, e non lo voglio più essere. Mi attaccherò al vasetto di Pandora nella ricerca della speranza.
Eccole qua, dunque, le mie parole chiave: speranza, silenzio, lavoro.
E mi auguro che ci siano per tutti.
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