Di viandanti e fate, dalle due
sponde del mare
Lo so che i tuoi
boschi son figli di terra diversa
ma li percorrono i
passi della stessa canzone
che cambia col
cambiare dell’acqua e dell’andare
ma segue lo stesso
ritmo pacifico del cuore
A j’ho sintù baiè un cagnì, l’ha baiè tri volti a fila
ho sentito abbaiare un cagnetto, ha
abbaiato tre volte a fila
a n’ho vest né lò né i padron, parò a j’ho ascultè
non ho visto né lui né i padroni, però ho
ascoltato
us sinteva ridar, ridar da luntè
si sentiva ridere, ridere da lontano
coma e cant d’un uslì cun la vos dolza e stila
come il canto d’un uccellino con la voce
dolce e sottile
Tra i faggi scorre
una luce verde di foglie quiete
che a molti fa paura,
perché non san vedere
usano solo gli occhi
e non sanno raccontare
chi cammina al fianco
loro, vestito d’un’altra luce
Al lavora svelti, ch’al doni acsè znini
lavorano svelte quelle donne così piccine
cun chi tler culor d’è sol ch’i fa un armor ad festa
con quei telai color del sole che fanno
un rumor di festa
al canta contenti al surgeli, in t’e mezz dla furesta
cantan contente le sorelle in mezzo alla
foresta
cun cla stofa speciela fata aposta pr’amanè al babini
con quella stoffa speciale fatta apposta
per vestir le loro bambine
Io vado incontro alle
nascoste fonti vestito di meraviglia
e offro il saluto e
il dono dei frutti del mondo del giallo sole
sorrisi si mostrano
senza timore tra il verde delle felci
che abbiamo
assaggiato la stessa ambrosia fluita dalle stelle
se t’truv andend pr’è sintir un blac ch’è pè fat d’or
se trovi andando per il sentiero un panno
che par fatto d’oro
e ad fiur ch’i ha incora e pardon dla matena ch’ii ha tolt so
e di fiori che hanno ancora il profumo di
mattina che li han colti
un l’ha pers inciò, ringrazia, tul e ignascondal in t’è sacò
non l’ha perso nessuno, ringrazia, prendi
e nascondilo nella tasca
ch’in l’ha da avdè tott, l’è par te, da purtè impres a è cor
che non lo devon veder tutti, è per te da
portare appresso al cuore
che doni si danno e
si ricevono tra diverse genti
senza pretesa di
ricambiare altro che non sia amore.
Ricorrenze
Il 7 e l’8 agosto 2013 sono stati
giorni difficili in Sardegna. Diversi incendi dolosi hanno funestato la nostra
Terra, unendo Nord, Centro e Sud dell’Isola, in un triste comune destino.
Boschi, macchia mediterranea, pascoli sono andati perduti per sempre. La natura
ha grandi capacità di ripresa, si rigenererà, ma ci vorrà tempo e pazienza. E
tante cose non saranno più come prima. Negli incendi, poi, perdono la vita
molti esseri viventi, dai più piccoli ai più grandi: bestiame, animali
selvatici, uccelli, insetti… Un pastore rimasto gravemente ustionato è morto
dopo più di venti giorni di sofferenze. La Rassegna Stronza ha seguito con il
cuore in gola e molta attenzione quelle ore di angoscia, che si sono
trasformate in più di due lunghissimi giorni di allerta. È vicina a tutti
coloro che in un modo o nell’altro sono rimasti colpiti da perdita e
devastazione. Però, per motivi di “origine”, vuole ancora una volta ricordare,
nella tragedia complessiva di tutta la Sardegna, quella più piccola che ha
colpito il territorio del paese di Laconi, arrivando a minacciare da vicino
anche l’abitato.
L’Almanacco ha raccontato diverse
volte e in diversi modi i “luoghi” che furono minacciati dall’incendio del 7 e
8 agosto. Violet li sente propri, li riconosce come luoghi che l’hanno generata
alla vita, come luoghi di incontri, di presenze amiche, che suscitano
curiosità, ricerca. E luoghi che portano a narrare, per conservare, non
dimenticare, tramandare. Ma, soprattutto, condividere e donare. Credo che
onorare le presenze più favolose e nascoste sia un modo di onorare anche le
presenze più palesi, tutte le forme di vita che popolano e arricchiscono il
mondo. Ecco perché oggi l’Almanacco si è aperto con una poesia. Ed ecco perché
ora vi ripropongo una breve storia già pubblicata nel mio post del 17 febbraio
2013.
Il narrare richiama il canto, il
dono risponde alla gratuità. Il 9 agosto, da altre terre, al di là del mare,
affacciate su un altro ramo di quel Mediterraneo che, lungi dal dividerci, ci
unisce, è giunto un canto. Meraviglioso e inaspettato, come tutti i canti,
commuove, cura e rigenera.
Insieme ad Arth, che ne è l’autore, lo abbiamo regalato a tutti i lettori
dell’Almanacco e della Rassegna Stronza… in attesa di andare a cantarlo alle
rappresentanti sarde del Piccolo Popolo che l’ha ispirato. A Laconi. Nel folto
del bosco. A restituire la magia che la vita ci dona. A ribadire speranza e
amore.
Il Lama Racconta
Si narra che, nella notte dei
tempi, i telai d’oro delle Janas
riempissero di ticchettii regolari i boschi di lecci di Sardigna, che allora erano fitti. L’uomo non li aveva
bruciati, metro su metro. Non li aveva sradicati. Allora c’era rispetto per
tutte le forme di vita, che Natura ci ha regalato. Allora i lecci più anziani e
maestosi erano i Custodi delle fate. Ma ancora oggi i suoni del silenzio
riempiono di presenze i boschi di Sardigna. Che tu ci vada di giorno o la
notte, entraci con rispetto. Cammina al ritmo del tuo cuore. Respira profondamente.
Procedi con animo puro, con lo spirito libero. E ascolta il silenzio. Allora,
se è giorno e il sole si fa strada tra le foglie, potrai udire il ticchettare
dei telai delle fate. Non oziano mai le Janas: la notte è il luogo delle loro
scorribande, degli incontri, delle inaspettate sortite al villaggio. Il giorno,
invece, le vede operose, a creare le stoffe più belle e preziose, che siano mai
state indossate da donna. I loro telai sono piccoli, color del sole. Fatti del
metallo più pregiato. E così anche gli sgabelli. Si riuniscono le sorelline
nelle radure dei boschi di lecci, alcune dipanano la lana, altre filano e altre
ancora si siedono al telaio. Cantano, ridono, raccontano. Vivono, e godono
della bellezza della natura che le circonda. E restituiscono vita al bosco e ai
suoi abitanti, con la loro bellezza limpida e luminosa, con la loro presenza
giocosa. Si dice che le accompagni un cagnolino e che il suo abbaiare sia il
segnale che qualcuno viene. Allora, si nascondono veloci. E a chi attraversa la
radura capita di non immaginare tutto il rimestare che vi si muoveva un attimo
prima. Se vai per il bosco e trovi una stoffa preziosa, color dell’oro, non
cercare chi l’ha perduta. È un dono. Se vai per il bosco e senti abbaiare un
piccolo cane, tre volte, non essere curioso. Le Janas conoscono il bosco, i
suoi nascondigli, i suoi segreti, dalla notte dei tempi. Non le troverai. Se
vai per il bosco e senti abbaiare un piccolo cane, tre volte, non affrettare il
passo, non alzare la voce a chiamare le fate. Le Janas hanno bisogno di pace e
tranquillità per svolgere il loro lavoro. Semplicemente sii onorato, e grato.
Hai varcato la soglia del mondo delle fate e dei loro Custodi. Non c’è
privilegio più grande!
Sole
A Cagliari (lat. 39°21’; lon.
9°13’; alt. 4m s.l.m.) il Sole sorge
alle 6:58 e tramonta alle 19:42.
Luna
La Luna è crescente: compirà il
suo primo quarto il 12 settembre alle 17:10. Il 15 settembre alle 16:08,
invece, raggiunge il perigeo.
Cielo del Mese, i Pianeti
Mercurio torna nel cielo serale, ma il periodo non è ideale per
l’osservazione. Il pianeta, infatti, si mantiene per tutto il mese molto basso
sull’orizzonte occidentale e, al massimo, tramonta meno di un’ora dopo il Sole:
quindi non è facile distinguerlo tra le luci del crepuscolo.
I Santi
9 settembre: san Pietro Claver
10 settembre: san Nicola da
Tolentino
11 settembre: san Pietro e san
Giacinto
12 settembre: santissimo Nome di
Maria
13 settembre: san Giovanni
Crisostomo
14 settembre: esaltazione della
santa Croce
15 settembre: beata Vergine
Addolorta
Sant’Antioco – “Noi rovinati dai
cinghiali” (L’Unione Sarda, Edizione del 10 settembre 2012, p. 25).
Così Parlò zio Gecob
Che doni si danno e si ricevono
tra diverse genti, senza pretesa di ricambiare altro che non sia amore.
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