Ladies&gentlemen Red e Pink sono liete di annunciarvi una nuova rubrica della Rassegna Stronza! Per la prima volta un punto di vista maschile si affaccia nel nostro blog, portandoci racconti dal cuore pulsante dell'Unione Europea. Per voi una cronaca di vita "da dottorandi in trasferta" ad Heidelberg, firmata da Paul Blau Vierzig. Buon divertimento!
L'arrivo e l'accesso
In un venerdì, prima soleggiato e caldo e poi plumbeo e umido, di inizio marzo, dopo un lungo viaggio in aereo e auto, ero giunto alla fermata Uni-Campus degli autobus 31 e 32 nel quartiere Im Neuenheimer Feld, sede del Parco tecnologico, delle facoltà scientifiche, di diversi ospedali, di una mega mensa, di una super biblioteca, dello zoo e di un piccolo giardino botanico, di Heidelberg. Da lì potevo vedere stagliarsi in un cielo senza colore un complesso dei tre grandi palazzi di cemento armato grigio e vetro, residenza di studenti di ogni livello sociale e universitario provenienti da tutto il mondo.
Ma qual'era il mio? Quello con 11 piani più piano terra e seminterrato, 2 ascensori (più scale facili e veloci da percorrere), senza contare che vanta 3 lavatrici su 4 e 2 asciugatrici su 3 che funzionano e che ospita 440 dottorandi dell'Università di Heidelberg più eventuali imboscati? Dov'è soprattutto il numero civico 129 che mi aiuterebbe a identificarlo senza indugio? Domanda amena. Dietro il cespuglio di piante in letargo. Oppure in alto. Sì, in alto a destra del palazzo davanti a me, affianco al cielo. Leggibile bene in grande. Tanto l'edificio a sinistra è vuoto e quell'altro di destra ha l'ingresso da un'altra parte.
L'unica chiave che mi è stata data apre il portone d'ingresso. L'androne, grigio ma anche colorato di giallo e arancione, è piccolo e vissuto e ha una piccola baccheca per annunci sia ufficiali sia privati, come svendite di prodotti usati a prezzi stracciati e incontri. Chiamo un ascensore. Ma quale dei due sta scendendo e si aprirà? Quello che, se non ricordo male, può trasportare 6 persone per un massimo di 360 kg. L'arrivo al 7° piano sembra lento. Ma una volta che si aprono le portine appare un pianerottolo grigio e luminoso grazie alla vetrata della facciata. Gli appartamenti hanno le porte grigie con le cornici gialle o arancioni.
L'appartamento n. 01 è vicino alla vetrata. La porta è grigia, la cornice è gialla. Accedo con la chiave che apre ogni porta del palazzo. E appare un ingresso con cataste di scarpe a destra e a sinistra, un attaccapanni colmo di giubbotti e cappotti. Il pavimento di gomma gialla. L'andito stretto. Le pareti bianche con due carte geografiche del mondo e il soffitto basso.
La stanza 02 è a sinistra, verso la cucina, ha davanti i due bagni. Apro la porta grigia. Una stanza quasi quadrata con una parete a vetrata di fronte alla porta e che da su un piccolo balcone dove è posta solitaria una sedia con braccioli e cuscino a righe bianche e blu. L'arredo dell'ambiente è colore grigio e legno chiaro. A destra l'armadio senza grucce e il letto di 180x80 cm con piumino e cuscino quadrato bianchi. Ai suoi piedi, giustamente, un comodino e un grande termosifone che rende la stanza simile ai Mari del Sud. A sinistra, sulla parete della porta, uno scaffale e su quella lunga una scrivania. La polvere regna sovrana.
La cucina. Bianca. E grigia. Una caterva di piatti e pentole abbandonate nei pressi del lavello in acciaio ossidato. La sporcizia promiscua lotta con qualche verme grigio. I due mini frigoriferi stracolmi delle vivande e dei cibi degli altri coinquilini. Il tavolo a quattro posti è allietato da un funerea tovaglia corta color verde pisello e da due piante che guardano invidiose le loro amiche poste fuori dalle tre finestre. L'odore della stanza è di chiuso e precotto.
Dei due bagni, uno pulito. Quasi come se non fosse stato mai utilizzato. Se non per errore. Forse perchè signoreggia sul lavandino un sapone, alquanto nauseabondo, di mango e papaya (marca Balea per gli intenditori). L'altro, con doccia, è l'ombelico del mondo (spiegato l'arcano delle mappe) per via dei suoi benefit quali lavandino, wc e doccia. Infatti è probabile che qui siano passati tutti i popoli da quanto la scimmia è discesa dall'albero. E forse, nel frattempo, la cara vecchia scimmia idealizza la risalita. Sul pavimento e il lavandino si potrebbe fare una raccolta di capelli per realizzare parrucche oppure trapianti ai bisognosi. Per chi interessato al prodotto: se ne possono offrire di due tipi: a) corto, castano chiaro (molto raro); b) lungo, colorato e talvolta anche piastrato (il più presente sulla piazza). La finestrella è chiusa. All'interno c'è l'avviso di tenere pulito il bagno, di non lasciare capelli in terra, di non lasciare chiusa la finestra dopo che si è usata la doccia. Chiaro. I colori delle due toilette sono bianco, giallo e grigio. Alle pareti sono appesi uno specchio e gli asciugamani colorati degli abitanti dell'appartamento. Beige. Marrone. Blu scuro e bianco.
Lo sgabuzzino è il cimitero dei passati coinquilini. Lì si possono trovare tutte le loro vecchie cose abbandonate, i loro vizi (molte bottiglie di plastica di Coca cola ma pure olive e confetture della nonna) e le loro cianfrusaglie, tra le quali un bel quadro di Audrey Hepburn non può mai mancare. Ma attenti. A volte si possono trovare oggetti utili. Ma soltanto dopo che si è riusciti a forzare il passaggio, ostruito dalle aspirapolveri, bottiglie e confezioni di detersivi liquidi, e siete riusciti a scovarle. Ricordate: non esiste una mappa con la X e non sapete ancora bene cosa vi serve. Chiudendo la porta ci si potrebbe domandare se non si è fatto un salto a Fantasy Island. Riaprite e forse un dì verrete smentiti. A meno che Tattoo...
Meglio uscire subito per comprare detersivi, spugne, stracci, guanti e mascherine.
Ma ecco che avviene il primo incontro: "Scusa, sono di fretta, devo uscire..."
Paul_Blau_Vierzig
Paul_Blau_Vierzig
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