Da quant’è che è finito il
campionato, e quand’è che ricomincerà? Mesi? Anni? Ere geologiche? Anche no,
diciamolo: quest’anno ci ha pure un po’ preso all’anima con il colpo di coda
della Confederation. Ma si sa, senza calcio come si fa in Italia? E poi il
calcio, quello vero, quello che conta, si gioca in estate. No, non parlo del
calcio mercato e dei milioni che volano tra una birra ghiacciata e uno spritz,
che decideranno e condizioneranno campionati e coppe per un anno.
Parlo del calcio giocato, ma
giocato davvero.
Perché d’estate le strade e le
spiagge tornano ad essere il regno del calcio che si gioca, nel mondo dei
giochi antichi, semplici e intramontabili. Senza nemmeno l’ossessione, per
quanto piccola possa essere, della partitella dei pulcini, il calcio d’estate è
quello in cui padri e figli si trovano insieme a non aver paura del sole,
mentre mamme e figlie colonizzano i pochi centimetri d’ombra che ci sono sotto
l’ombrellone. Ed è bello il calcio d’estate, così bello che vorrei, se mai
avessi dei figli, fare io il padre e giocare con i bimbi sulla spiaggia. Tracciare
sulla sabbia linee che il vento porterà via, spiegare a piedi scalzi la
differenza di un colpo di piatto e uno col collo del piede, e correre, correre,
correre dietro un pallone finché fiato non ci separi.
Le porte d’estate sono ciabatte
di plastica da 2 euro al mercatino del giovedì, le squadre d’estate sono più
internazionali dell’Internazionale. Senza nemmeno un euro e senza l’inquietante
presenza di moratti Moratti d’estate la spiaggia si colora di ragazzi dei paesi
più disparati e impensati, che non si conoscono ma giocano, sfidando la sabbia
bollente, lasciando per terra zaini e mercanzie, tutti insieme, solo per
giocare. Con palloni di cuoio, di gommapiuma, con le bocce o con un barattolo tutti
corrono e segnano, per amore del gioco, per ritrovare la fanciullezza perduta o
per sentirsi grandi a giocare con padri, zii e fratelli.
Ed è strano, o forse è solo il
destino del calcio, ma anche il calcio d’estate divide l’opinione pubblica di
spiagge piene e sonnolente, tra chi si incanta al cospetto della magia di un
pallone e chi pensa che i calciatori di turno siano solo sfaticati buoni a nulla
che sollevano sabbia e strillano inutilmente. Eppure il calcio d’estate unisce
generazioni e culture, fa nascere amori e amicizie, rompe piedi e aggiusta
giornate e a volte realizza sogni inattesi. Perché a settembre, allo stadio,
non giocherai mai con il tuo campione del cuore, ma se lo incontri sulla
spiaggia… chissà!
Poi c’è il calcio parlato d’estate,
che non mi piace granché, e il calcio sognato, che non si dice ma al prossimo
campionato chissà cosa si farà! Quello sognato dai ragazzini che si son sentiti
dire “bravo” per una rovesciata da pallone d’oro, che sull’erba non riusciranno
mai a fare, mentre sulla sabbia tutto è possibile. E quello sognato dai padri e
dai nonni, che già si vedono il pargoletto in nazionale, e quello sognato dalle
ragazzine sognanti, che già si vedono in tribuna stile “Ilary ti amoooo!!!”. Perché
in fondo sognare uno stadio gremito e uno scudetto al petto non costa nulla, e
lo può fare chiunque.
E poi c’è il calcio aspettato, perché
un po’ lo stadio ci manca (a noi di Cagliari di più) e c’è chi freme pensando
al prossimo abbonamento in tasca, chi si programma le ferie per essere nella
città giusta nel giorno giusto, chi pensa agli sfottò per amici e parenti, perché
non possono essere sempre uguali.
E poi l’estate passa, e lascia un
po’ di sabbia e un po’ di magia nell’aria. E poi la sabbia vola e i padri si
infuriano alle partite dei pulcini, le tifoserie si dimenticano delle partitone
e si scontrano, i milioni nascondono la purezza di uno schema perfetto, gli
arbitri misurano le porte che non sono più fatte di ciabatte prese al
mercatino, e… la magia del pallone comunque rimane. Ve lo assicuro, guardate
bene, anche nelle partite di serie A. Perché all’improvviso, nel gioco, che
rimane comunque gioco, chi sa giocare vedrà il luccichio della sabbia bianca e
la voglia di rincorrere un pallone stampato anche negli occhi dei tanto
vituperati grandi campioni, che in fondo son ragazzi che giocano. E allora la
bruttezza degli affari che dominano un mondo che dovrebbe appartenere ai sogni
viene fulminata dalla luminosità dello sport, e la bellezza del gioco rimane, a
scaldare i piedi di tutti fino alla prossima estate sulla spiaggia.
Da segnalare un grande evento dell'estate sportiva: domenica a Tonara, durante il pranzo di presentazione della squadra di promozione U.S. Tonara, il direttivo della Scuola Calcio donerà al paese e a tutte le associazioni sportive un defibrillatore automatico. Educare i bambini alla condivisione e alla sportività è un lavoro sociale che va ben oltre l'insegnare il gioco del calcio!
RispondiEliminaEsatto! Io credo che non ci sia migliore educazione del gioco! Se penso a una società che non sa giocare penso alla guerra... Quindi sono molto contenta di sapere di questa iniziativa e dell'amicizia della Rassegna con l'U.S. Tonara! Sono anche questi i motivi per cui amiamo il calcio!
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