Sabato 6 aprile
La Rassegna Stronza ha avuto l'onore di essere ospite della Cantina Lilliu insieme a MaTiTaTe.
MaTiTaTe è un "luogo" virtuale, dove è possibile la commistione tra Poesia, Musica e Racconto,
nel tentativo, non celato, di ricreare un moderno "salotto letterario".
In questa serata anche noi bloggers ci siamo unite
al girotondo di emozioni e parole, che ne è scaturito.
E, alle emozioni artistiche, si sono unite quelle di un ottimo bicchiere di vino e di un gustoso buffet a Km.0... oltre che, naturalmente, la gioia di stare assieme!
Se amate la parola, come noi, se ne apprezzate l'uso nelle forme più particolari, se vi piace giocare con essa come noi facciamo, se le contaminazioni sono il vostro stile
e capitaste dalle "parti" di MaTiTaTe, non esitate ad affacciarvi!
Può essere un'avventura particolarissima, a suo modo accattivante.
Se invece passaste ad Ussaramanna, il buon vino della Cantina Lilliu vi aspetta. Sappiatelo!
Hanno partecipato alla serata: Giuseppe Carta, Mauro Tolu, Andrea Vicentini (lettrice Anna Paola Marturano), Matilde Scarpa, Maurizio Ricci. Elettra Caredda e Riccardo Lai.
Pubblichiamo di seguito una poesia di Andrea Vicentini, che se la serata fosse stata una gara, secondo noi, avrebbe vinto magnificamente la singolar tenzone; e il nostro contributo.
La maga.
Tentenno sul precipizio
di un sorriso spiccio
inseguito da supplizio
di ogni nuovo inizio.
Giaccio nella stiva
di un pensiero estivo
stuzzicato dall'agonia
di ogni tua piccola malia.
Andrea Vicentini
Comunicare - by Raimbow
Sei al tavolo e ascolti.
Hai fretta di dire la tua sacrosanta, inopinabile e molto più vera di tutte le altre, risposta o soluzione.
Non stai ascoltando, stai aspettando il momento per intervenire. Stai aspettando il microfono.
Non ti è stato chiesto un parere. Non si sta facendo una gara.
E 'un punto di vista, una scelta, un incontro, un sogno. Ascoltare.
Non si vuole sapere nulla. Si ha voglia di raccontare. Rivivere con le parole.
E tu stai lì, a misurarti , a pensare e a credere di poter essere lo psicologo illuminato . L'incompreso di turno.
In questo modo di fare sento sulla pancia qualcosa di pesante, di malato.
L' incosistente presenza di un orecchio.
L'orecchio.
Parte del corpo che, utilizzata fin dai primi mesi di età come lobo porta ciondoli, in realtà serve ad ascoltare, percepire anche piccoli rumori. Vibrazioni di suoni che diventano parole. Emozioni. Musica. Animali.
Parole che muoiono. Piccole stelle cadenti si schiantano su piatti sporchi. Sguardi che cercano di infiltrarsi nei tuoi occhi. Convinti di poter leggere nella parentesi di un pranzo , la parte più intima di te stesso.
E' come voler ipnotizzare senza che l'ipnotizzato voglia entrare nello stato di ipnosi.
Rido dentro.
Mi diverto e faccio muro. Rifletto come uno specchio pulitissimo .
E poi guardo e ascolto.
Non parlo.
Se parlo, stendo.
E allora, piccoli soldati napoleonici nelle steppe russe bianche e ghiacciate, muoiono gelando sulla neve.
Si può fare a meno di fare la guerra.
E' difficile?
Il confronto avviene tra menti che fremono di sapere.Tra sguardi limpidi che hanno bisogno. Che non hanno preconcetti, che ascoltano.
Che non scelgono. Vivono senza farsi troppe domande. Senza fare giustizia inutilmente.
Che pace, un dialogo.
Notte di vino - by Red
Rosso.
Brilla un riflesso e illumina un viso
Dagli occhi al sorriso.
Ride.
Tintinna cristallo e riscalda la voce
In un soffio di luce
Che canta.
Risveglia racconti raccolti nel sole,
Antiche parole,
Poeti,
Atavici versi e linguaggi segreti
Che danzano liberi
E lieti.
Poi pianto.
Sincero calore che copre un dolore sottile.
Lo cura.
Sorride più lieve, leggero si veste
Lo sguardo e il pudore
Ritorna.
Si svuota un bicchiere, si illumina il cielo
Rubando il rossore alle gote
nell’alba.
L’amico riposa. Colmato di un sorso di vino
E danze felici.
E’ mattino.
Il nome del vento - by Violet
Conosco
il nome del vento.
Un
giorno arrivò, e mi sconvolse i capelli.
Respirai
il suo profumo, e capii che era profumo di libertà.
Tentò di
rapirmi, di portarmi via.
Non
opposi resistenza, aprii le braccia, e fui sua.
Non mi
travolse.
Mi tenne
avvinta in un vortice danzante.
Ballava
con me. Ed io con lui.
Strinsi
le braccia.
Pensavo
che nulla sarebbe rimasto di quell’aria travolgente.
Lui
mutò.
Divenne
brezza.
Cambiò
umore.
Mi diede
tepore.
Improvvisamente
fui cinta da un abbraccio.
Che mi
cullò.
Mi
coccolò.
Mi carezzo
la
profondità del cuore, in mezzo al petto.
Divenne
respiro.
E mozzò
il mio!
Mi
sfiorò la pelle.
Le
braccia. Le spalle. Il collo.
E si
posò, lieve, sul lobo dell’orecchio.
Conosco
il nome del vento.
In quell’istante, in un sussurro, lo svelò.
Grazie davvero per l'ospitalita' e per l'apprezzamento.
RispondiEliminaSperiamo che , a breve , ci sia una prossima volta .