by Violet
Non vorrei sembrarvi troppo
ottimista o ingenua, ma sono grata di essere nata in un’epoca di diritti.
Diritti non ancora o non del tutto attuati, da tante parti dimenticati,
sottaciuti o, addirittura, misconosciuti, ma sanciti per Legge, ed
universalmente. Vedete, mia madre e mio padre, sono nati prima del 1948; i miei
nonni, credo, non avrebbero nemmeno immaginato di potersi dire uguali ai
marchesi del paese o ai padroni che li salariavano; le mie nonne a vent’anni
non immaginavano che nella vita avrebbero anche loro potuto esercitare il
diritto di voto. Per me, tutto ciò è “normale”, naturale, ma non scontato. E lo
è perché è stato sancito da una Dichiarazione Universale, perché il mio Paese,
uscendo dalla guerra e affacciandosi finalmente alla Democrazia ha recepito
immediatamente nella propria Costituzione questi principi (n.d.r.: allora solo
in discussione: la Costituzione Italiana porta la data 27 dicembre 1947), perché
sono andata a scuola e lì ho appreso la storia e l’elaborazione del pensiero
che hanno portato l’umanità a questo storico passo.
Come donna, cittadina di
un’Italia che troppo spesso fatica ad essere un Paese normale, so benissimo che
c’è una differenza enorme tra “scrivere” una norma e applicarla; eppure (vi
ripeto sarà ottimismo, sarà ingenuità; a me piace pensare di avere la testa
alta e lo sguardo capace di scrutare l’orizzonte, senza dimenticare che esso
esiste anche quando è immerso nella nebbia) penso che quel 10 dicembre 1948 sia
stato compiuto dall’umanità un passo imprescindibile: da quel giorno, quando i
miei diritti sono calpestati, so che sono nel giusto a chiedere che sia
chiamata giustizia, e non più privilegio, il loro rispetto. E così non solo per
me, ma per ogni donna e uomo sulla faccia della terra, oggi e in futuro!
Sono tutti importanti i trenta
articoli di questa Dichiarazione; ne ho scelto uno perché in tempi di “tagli”,
di difficoltà a trovare un posto di lavoro, ancor meno uno adeguato al proprio
curriculum, di preoccupazioni economiche e materiali, rischia di passare in
secondo piano, forse più di altri.
Articolo 26. Ogni individuo ha diritto all’istruzione.
L’istruzione deve essere gratuita (…). L’istruzione elementare deve essere obbligatoria.
(…) l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla
base del merito.
L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della
personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle
libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza,
l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire
l’opera delle Nazioni unite per il mantenimento della pace.
I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di
istruzione da impartire ai loro figli.
Il primo capoverso di questo
articolo è molto noto. Non sono convinta che tutti pensino sia giusto. E,
purtroppo, sono sicura che quando si pensa alla scuola, persino nei Paesi
occidentali e sviluppati, non si pretenda che sia “egualmente accessibile a
tutti” in ogni ordine e grado. Eppure senza questa attenzione, l’uguaglianza di
tutti gli esseri umani di fronte al diritto all’istruzione rimane per ora una
speranza e un obiettivo da raggiungere. E questa disuguaglianza non è solo
questione di censo, ma ancora di ceto sociale, di sesso, di malattia, di
disabilità o diversa abilità. E parlo con la stessa indignazione di ciò che
accade in Italia con i tagli alla scuola, di come sia difficile l’accesso
all’istruzione nei Paesi del terzo e quarto mondo, o di come sia ingiusto che,
ad esempio negli Stati Uniti, ci si debba indebitare per potersi permettere il
College o l’Università. E se pensate che me la prenda solo con i legislatori o
i vari governi, vi sbagliate di grosso, perché mi indigna ancora di più
l’insensibilità o la cattiva fede dei singoli cittadini che non difendono con
ogni mezzo il diritto di un’istruzione egualmente accessibile a tutti. Così mi
arrabbio a leggere di un dirigente scolastico che vieta l’ingresso in aula al
cane guida di una ragazza non vedente, adducendo che lo spazio-aula non sia
sufficiente. E sono ancora arrabbiata da un anno e mezzo per aver dovuto
chiudere l’attività di uno “sportello didattico”, completamente gratuito per
gli utenti e a costo zero per la struttura che l’ospitava, che ha salvato dalla
bocciatura diversi ragazzi della mia cittadina, solo perché ho iniziato ad
essere ingombrante e sgradita al mio parroco!
In realtà, volevo parlarvi di
quanto, secondo me, sia importante e di ampio respiro il secondo capoverso di
questo articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Lo
riscrivo: L’istruzione deve essere
indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del
rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Qui siamo
veramente indietro, lontani anni luce dall’obiettivo! In un’altra galassia, se
pensiamo alle parole di Berlusconi che parlava di “indottrinamento”,
disquisendo di scuola pubblica e privata. Ma su un altro pianeta, anche solo a
prendere in considerazione il sentire comune e l’opinione pubblica. Per la
gente, l’istruzione deve aprire le porte dell’impresa, del mondo del lavoro;
siamo fortunati quando si sente dire che l’istruzione prepara alla vita. Vi
dispiace se vi dico che mi piacciono di più le parole e le idee della
dichiarazione? Sarò stata una persona fortunata, ma è vero che la scuola ha
sviluppato la mia personalità: senza i miei studi, senza le mie conoscenze, non
sarei neanche lontanamente la persona che sono! E vi assicuro che se nessuno mi
avesse parlato dei miei diritti e aperto gli orizzonti su quanto sia grande la
libertà, non avrei imparato a difenderla ogni giorno e ad accettare di pagare
prezzi tanto alti sia per la mia che per quella degli altri. Lo sogno un mondo
in cui la cultura, l’istruzione, che fa crescere culturalmente i singoli e la
società, portino a promuovere la comprensione,
la tolleranza, l’amicizia e la pace; tuttavia
sono consapevole che non saranno i governi a farlo, ma il cambiamento della
mentalità dei singoli, a partire da me stessa, e l’impegno concreto e
quotidiano a promuovere e difendere i diritti di tutti.
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