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Visualizzazione dei post da marzo, 2016

Ali di Jana - by Violet

Ali di Jana Ho cantato tutta la notte: sorda è la notte, il canto muto Ali di Jana Ho volato tutta la notte sulla groppa del vento Ali di Jana Ho bussato alla porta del giorno con in mano un tamburo Ali di Jana La mia vita tra le sue mani non è al sicuro Ora siedo, immersa nel buio e accendo un fuoco Troverò una canzone nuova nel cuore del vento Distesa nel raggio di luna prenderà forma Girotondo di ali di fata con cui viaggiare Ora sfido il mare in burrasca Ali di Jana Sola scendo nella tempesta Ali di Jana Varcherò la carezza del sole Ali di Jana Sulle labbra un nome nuovo come il giorno bambino: “Ali di Jana”

Il Dono del Fuoco

Foto da Web Agli albori della civiltà, la vita di nessun popolo sulla Terra era facile, ma quella degli indios Shuar, che vivevano nella foresta pluviale, era, tra tutti, particolarmente sfortunata. Essi infatti vivevano tra il verde rigoglioso, ma la vegetazione era così fitta che raramente il Sole riusciva ad attraversarla per far penetrare i propri raggi, caldi e lucenti, fino al suolo. Al sole si scaldavano le scimmie, si rallegravano gli uccelli, che vivevano sugli alti rami, ma gli uomini non ne potevano godere. Ogni giorno, a metà giornata, pioveva, per lunghe ore, e tutto si impregnava di acqua, abbondante, e stillava gocce fino al giorno seguente. La cosa più penosa per gli indios Shuar, però, era nutrirsi. Non avevano fuoco e scaldavano gli alimenti sotto le ascelle, così il cibo le infettava e spesso si formavano piaghe aperte e purulenti. In una grotta, al limitare della foresta pluviale, vivevano i Giganti. Essi possedevano il fuoco, ma non lo avevano mai voluto d

La Fanciulla dal Sorriso di Luna - by White

A novant’anni dal Nobel, ad ottanta dalla morte, mi pare sia propizio ricordare Grazia Deledda. In alcune delle sue opere che si parli preferibilmente di donne lo si intuisce già dal titolo: Marianna Sirca, Annalena Bilsini, Cosima, solo per citare i suoi personaggi femminili più conosciuti.  In realtà la sequenza delle sue donne è ben più radicata.  Tracciata con l’accuratezza di un ritratto eseguito da una mano capace.  Immaginate un’antica toeletta, di quelle con lo specchio centrale e quelli laterali orientabili. Dove l’immagine si moltiplica e può essere osservata da diverse angolazioni, con civetteria, spirito critico e curiosità. Sotto il ripiano una miriade di cassetti e cassettini, con la serratura o no. E ribaltine. Ecco per me questo elemento del mobilio così potentemente evocatore della femminilità riflette l’idea che mi son fatta della Deledda e del suo mondo delle donne, della sua indiscutibile capacità di scrutarne l’anima.  BIANCOFIORE

La mia Mamma Rossoblù

Prima o poi bisogna farlo. Prima o poi bisogna confrontarsi con lei, guardare la propria immagine riflessa nello specchio che la natura ci ha fornito fin dal momento in cui quella gambetta di cromosoma ha decretato la nostra sorte: donne. Prima o poi dobbiamo rassegnarci al fatto che sì, siamo uniche, è vero, ma nove mesi a nuotare nel liquido amniotico ci segnano per sempre, ci plasmano, ci cospargono qua e là di ineluttabili marchi di fabbrica che ci rendono indissolubilmente legate a un’altra donna: la mamma. La nostra mamma. Ecco, per me ora è arrivato quel prima, o quel poi. “Come sei bella!”, non ho idea di quante volte gliel’avrò detto. “Come sei bella!”, non si possono contare le volte che me l’ha detto. Per molti anni ci siamo guardate con ammirazione e amore, sì, ma come mondi diversi, lontani. Poi io sono cresciuta e i dettagli hanno perso di importanza: l’essenza ha preso il posto dei fronzoli ed è stato come se all’improvviso uno specchio appannato fosse stato rimes

Vorrei un mondo petaloso - by Red

  Vorrei pensare al mondo come a un fiore. Immaginare ogni idea, ogni possibilità, ogni diversità come parte imprescindibile della bellezza di una corolla. Vorrei che per esprimerci usassimo una pioggia di petali delicati, che ogni nostra parola fosse detta per abbellire e profumare, mai per sovrastare. Che la dialettica fosse una tempesta petalosa che sconvolge l’abitudine con i colori. Vorrei avere una mente petalosa, delicata e impalpabile. Ricca di idee, contraddizioni, pensieri. Rifugio di insetti e gocce di rugiada, spazio per metamorfosi, trampolino di lancio per farfalle, una mente che in arruffata armonia custodisca il nettare dell’esistenza. Vorrei un cuore petaloso, che cosparge il mondo di amore petaloso, che piange petali di malinconia, così leggeri da non far male, così lievi da disegnare poesie nell’aria. Vorrei vivere in un tempo petaloso, fatto di giorni da sfogliare come un gioco. Giorni che passano lasciando il profumo dei campi sulle dita, che si posano nel